Dinamica del progetto visivo

Testo | di Giampietro Guiotto

L’arte per Rita Siragusa è processo intuitivo della forma liberata nello spazio, intreccio indissolubile di costruzione e invenzione che si realizza nell’agire. Le diverse sculture, di ascendenza razionalista e minimalista, riconfermano, ancora una volta, la progettualità rigorosa, la natura anti-sentimentale, geometrica e oggettuale del suo fare artistico, mentre la ricerca della sintesi astratta si spinge nella costruzione e de-costruzione di uno spazio sempre più ampio, nella configurazione di sites specific che accolgono la ritmia della linearità, la geometria degli elementi, il cromatismo ambivalente e serrato del bianco e del nero, cadenzato poi dalla passionalità del rosso.

La sua arte è, dunque, modalità del formare, proiezione e ricerca di una misura razionale attendibile, capacità di figurazioni nello spazio inteso come territorio delle possibilità, al pari di un foglio bianco nel quale ogni presenza espressiva compaia concretamente, per rifuggire, poi, dal tempo e dallo spazio, quelli del presente e da cui emerge. La realizzazione di un luogo espressivo, costituito dal dialogo di diversi elementi, si configura come opera completa e totalizzante, come spazio dell’interiorità dell’artista offerto al fruitore, come ambiente in cui si misura il tempo della percezione, del fluire e del vivere.

Nell’elaborazione dinamica del progetto visivo, Rita Siragusa provvede alla compiutezza fisica e visiva, alla soluzione precaria dei pesi e degli equilibri, alla compenetrazione di sostanze cromatiche, quali la ruggine ferrosa e lo smalto industriale, fino a trasformare l’intero spazio in visione unica e tridimensionale, nella quale sconfina il pensiero e la conoscenza sensibile, percettiva e razionale.
L’interpretazione dell’opera diventa, così, compito e ricostruzione delle fasi progettuali, verifica di rimandi spaziali interni ed esterni, sedimentazione di valori cromatici e segnici, modulazione e compenetrazione di vuoto e pieno, analisi della tensione tra le forme, contraddizione insanabile tra immobilità e dinamismo scultoreo.

Nell’invadenza strutturale di fisicità appese, sospese e svettanti nello spazio, ogni punto di vista prospettico risulta effimero e momentaneo. Il colore e la luce rendono ogni scultura materia inconsistente, entità volumetrica e segreta, energia immobile anche solo per l’attimo: la tridimensionalità vorrebbe queste sculture possenti e piene, ma il colore, abbagliato dalla luce, le smaterializza e le converte in segni cromatici, quasi pittorici, che si disperdono nel vuoto.

Ogni elemento compositivo diventa sostanza impalpabile, luminosità riflettente e assorbente, essenza in perenne ricerca di equilibrio e direzionalità, incorporeità assimilata dall’opacità della ruggine incorruttibile ed eterna o dalla lucentezza riflettente dello smalto. Il colore vorrebbe essere il loro scrigno e l’involucro che le protegge, trattenendo presso di sé il loro essere e suggellando la loro esistenza, ma, nel gioco dialettico degli opposti, si acclama la deflagrazione del pensiero logico.

L’insistente ricerca di un equilibrio si piega, infine, alla risoluzione di una ipotesi sempre precaria, alla compenetrazione e compensazione dinamica di pieno e vuoto, all’alternanza della luce e dell’ombra, alla voluttà della pesantezza e della leggerezza, alla compattezza del bianco e del nero, costantemente minacciati dalla pulsione erotica del rosso.
Lo spazio, infine, è per Rita Siragusa solo apparizione dell’incognita formale, previsione di possibilità concrete e dell’immaginazione. Sorpresa.